Il cuore dell’«eterno Ribot» batte forte nella puntata numero 138 di Mondo Galoppo, dedicata all’imbattuto purosangue di cui si celebra, domenica 27 febbraio, il settantesimo anniversario della nascita. Nella stessa giornata, San Rossore manderà in scena la quattordicesima edizione della Ribot Cup, trofeo per fantini europei con meno di 25 anni, caratterizzato da una novità, come dice a Filippo Brusa il direttore dell’ippodromo Emiliano Piccioni: «Per la prima volta, abbiamo voluto dividere il numero dei partecipanti equamente, per sesso: dunque, quattro fantine di ottimo livello si batteranno con altrettanti jockey in questa manifestazione ormai collaudata, in cui si sono affrontati, in passato, tanti talenti, ora affermati».
Ribot, di cui, quest’anno, ricorrerà anche il cinquantesimo della morte, avvenuta nella notte fra il 29 e il 30 di aprile del 1972, verrà ricordato pure dall’interessante convegno «La leggenda di Ribot per il futuro dell’ippica», fissato alle 16.30 di sabato 26 febbraio, nella Sala delle Baleari di Palazzo Gambacorti, e promosso da Marcello Lazzeri. Il consigliere comunale di Pisa interviene in trasmissione insieme a uno dei più attesi relatori dell’incontro: Renzo Castelli, autore di «Ribot un campione e la sua epoca» e di «Ribot cavallo del secolo», due pietre miliari sulla storia del fenomeno della Dormello Olgiata, entrambi editi da Pacini. La puntata si sviluppa quindi con una serie di gustosi aneddoti sul purosangue di Federico Tesio e Mario Incisa della Rocchetta, partendo dal rapporto con la città di Pisa, con Barbaricina e il parco di San Rossore, dove il baio figlio di Tenerani e Romanella veniva a svernare, e dove, nel febbraio del 1956, fu protagonista di una memorabile fuga nel bosco della Maddalena, facendo perdere le tracce e venendo recuperato solo grazie all’intervento dell’inseparabile compagno di scuderia Magistris.
Castelli parla anche della alla sua tomba, costruita dopo la morte dal nuovo proprietario John Galbraith, che lo aveva acquistato trasferendolo, nel 1960, in Kentucky, per la sua prestigiosa carriera stalloniera, trascorsa nella Darby Dan Farm, e, a proposito dei suoi anni in America, svela: «Per Ribot era stato stipulato un leasing di cinque anni e quindi sarebbe dovuto rientrare in Italia. Non accadde questo però. Il suo groom Floyd Williams mi disse che non era vero che il cavallo non avrebbe potuto viaggiare in aereo. Il motivo per cui è rimasto negli Stati Uniti è un altro: conveniva tenerlo lì per incassare le royalties».
Non manca il riferimento alla mancata iscrizione al Derby del 1955 e la descrizione delle sue qualità, non solo fisiche: «Ribot aveva un petto carenato, come quello di Fausto Coppi, e un carattere estroso, alla Benigni». Castelli ricorda anche una frase sulla frusta, mai assaggiata da Ribot, dell’allenatore Vittorio Ugo Penco: «Basta un colpo di frusta a 400 metri dal palo per far capire a un cavallo qual è il suo impegno. Tutto il resto è inutile».
Nell’ultima parte della trasmissione, spunta la Regina Elisabetta: «Salì al trono – dice Castelli – pochi giorni prima della nascita di Ribot, che quattro anni dopo, il 21 luglio del 1956, le diede un dispiacere, vincendo ad Ascot le King George VI and Queen Elizabeth Stakes davanti al suo High Veldt, staccato di cinque lunghezze».
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