La centotrentesima puntata di Mondo Galoppo chiude il 2021 ricordando il grande allenatore che si è spento due giorni prima di Natale, a 87 anni: Luciano D’Auria se ne è andato improvvisamente, lasciando l’adorata compagna Susy, con cui viveva a Porto Alegre, in Brasile, dove si era trasferito nel 2010, quando aveva deciso di terminare la sua brillante carriera, incominciata nel 1969, dopo essere stato fantino.
Livornese doc, il “Diavolone”, come era soprannominato, è stato «l’ultimo profeta di San Siro» e non solo per aver lanciato l’ultimo fuoriclasse del galoppo italiano in grado di vincere all’estero: l’immenso Falbrav.
Nella trasmissione di Filippo Brusa lo ricordano Michele Ferrante, giornalista della Gazzetta dello Sport che con lui aveva estrema familiarità, e Olivia Manola, autrice di una delle più belle interviste a D’Auria, realizzata nel 2015, quando l’allenatore aveva scelto di rientrare in Italia per riprendere l’attività. A chiamarlo era stato il collega Bruno Grizzetti legato al “Diavolone” da un profondo affetto: «Gli ho voluto bene come a un padre, è stato un grande maestro, aveva un’intelligenza sconfinata. Lo paragono a un attore di Hollywood».
Non mancano le parole del regista Davide Livermore, discendente di fantini (il nonno Roberto e il bisnonno Palmiro erano di Newmarket – Suffolk e montavano in corsa), proprietario e cultore del galoppo: «Luciano D’Auria è arte, un pezzo di storia che ci appartiene ed è destinato a rimanere nel cuore di tutti».
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