«Nel calcio, rituale sublimazione della guerra, undici uomini in pantaloncini corti sono la spada del quartiere, della città o della nazione. Questi guerrieri senza arma né corazza esorcizzano i demoni della folla e ne confermano la fede: a ogni confronto tra due squadre entrano in gioco vecchi odi e amori trasmessi in eredità dai padri ai figli».
Questo brano, tratto da «Splendori e miserie del gioco del calcio» di Eduardo Galeano, viene letto da Carolina Angelis Malnati, in apertura della quinta puntata di 55 Sport, per introdurre il libro a cui è dedicata la prima parte della trasmissione di Filippo Brusa: «Contro il calcio moderno» scritto dal giornalista della Gazzetta dello Sport Pierlugi Spagnolo ed edito da Odoya. Si tratta di un saggio molto documentato sul cosiddetto «calcio moderno», vale a dire quel calcio diventato ormai «un prodotto sofisticato, sempre più finto, che la prepotenza delle pay tv e le logiche economiche hanno spogliato» dei suoi «elementi identitari e simbolici».
La seconda parte del programma è dedicata invece alle palestre, chiuse fino al 24 novembre dal Dpcm del 24 ottobre, contenente le nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Filippo Brusa ospita in studio Valeria Zaitsev, giovane istruttrice di aerobica rimasta di fatto senza lavoro, e Fabio Sozzani, titolare di una nota palestra varesina, e racconta tre storie emblematiche: quella della osteopata Maurizia Bonetti, preoccupata per i suoi pazienti di cui non si potrà occupare per un mese, quella condivisa da Tiziana, mamma di un bimbo di otto anni che, nel nuoto e nel karatè, aveva incontrato gli sport ideali per ripartire di slancio dopo il lockdown dei mesi scorsi, e quella di Andrea, capace di trovare nel crossfit non solo un sistema di allenamento per rimettersi in forma ma anche un modo per entrare in contatto con nuovi amici.
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